STRANI RACCONTI
Parte 4: IL FLAGELLO SI ABBATTERÀ SU DI TE
di FABIO VOLINO

 

Dimensione Oscura.

"Dunque tutto procede tranquillamente da quelle parti?" chiede Clea che appare tramite una proiezione astrale.
"Sì, mia signora" le risponde un suo suddito "Non si sono verificati particolari incidenti dal tempo della sua partenza. Comunque tutti qui attendono con ansia il suo ritorno, soprattutto suo padre".
"Non manca molto. Devo solo risolvere un'ultima faccenda poi potrò riprendere il mio posto tra di voi".
"Perdoni la curiosità, mia signora. Verrà anche l'umano di nome Strange?".
"No, lui rimarrà nel suo mondo. Lui qui ha molte faccende in sospeso".
Clea chiude la comunicazione e dal suo suddito prorompe una risata di trionfo quando cala la sua guisa per rivelarsi come Umar. "Quella sciocca di mia figlia non sospetta nulla! Umar ha più che il vantaggio della sorpresa, ha la certezza della sua vittoria. E voglio far sì che la sua sia più che una semplice sconfitta, deve essere totalmente annientata nello spirito. Vieni avanti, Orini".
Con gambe tremanti, un uomo fa il suo ingresso. Non si direbbe, ma i due sono stati amanti ed hanno generato una figlia. Clea, appunto. "Mio ex compagno" dice Umar "Devo dire che mi hai deluso molto: non hai dato a nostra figlia la giusta educazione ed il giusto rispetto".
"Cosa vuoi?" ribatte Orini ritrovando un po' di coraggio.
Umar lo abbranca stretto per una mano, strappandogli un grido di dolore. "Cosa voglio? Molte cose. Lo ammetto, un sentimento come l'odio è molto comune per una come me. Ma Clea… Clea si è guadagnata un posto speciale tra le persone che Umar più disprezza. E credimi, mi dispiace sinceramente che tu ci debba andare di mezzo. Solo che non posso più trascinare questa catena da te rappresentata".
"Umar, cosa…".
La donna abbranca più strettamente Orini, poi poggia le sue labbra contro quelle di suo marito. Ma non è un bacio appassionato quello che i due si stanno scambiando: l'uomo prova a lottare, a liberarsi, ma non ci riesce. Poi inizia a sentire una strana sensazione, di stanchezza, come se lo stessero prosciugando di ogni energia. Ed è proprio così. Un denso fumo nero fuoriesce dal suo corpo, il quale va letteralmente in liquefazione. Fino a quando di lui non rimane che uno scheletro fumante. Solo la sua testa rimane intatta e Umar rimane aggrappata alle sue labbra ancora per qualche istante. Infine se ne stacca e, senza sforzo, strappa la testa dallo scheletro e per alcuni minuti rimane a contemplare il volto immoto di colui che un tempo era il suo compagno.
"Estasiante" commenta la donna.

Una dimensione ignota.

Stephen Strange riapre gli occhi. Gli eventi degli ultimi istanti sono per lui molto confusi: stava tornando nella sua dimensione insieme a Victoria Bentley, sottratta a Yandroth. Poi… è stato come se qualcuno l'avesse abbrancato alle spalle e lo avesse fatto precipitare nell'incoscienza. Ed ora è qui, in una piccola stanza che tanto ricorda le celle delle prigioni umane. Ma Strange sa che questo non è il suo mondo: perché comunque è ancora vivo? E come ha fatto il suo assalitore a catturarlo senza che lui avvertisse la sua presenza?
Improvvisamente una sezione di un muro davanti a lui si apre: il mago rimane colpito dall'improvvisa intromissione della luce e rimane temporaneamente accecato. Così non può difendersi quando delle manette vengono poste ai suoi polsi. Quando Strange recupera la vista, è già stato portato fuori dalla cella: il volto del suo accompagnatore non gli è ignoto, ricorda di averlo già visto un tempo. Improvvisamente ricorda in quale occasione.
Così per lui non è affatto una sorpresa quando viene portato al cospetto del reggente di questo mondo. "Bentornato nella Dimensione Purpurea, Strange. Io, Aggamon l'onnipotente, mi assicurerò che i tuoi ultimi istanti di vita siano piacevoli".

Dimora del Dr. Strange.

Clea e Rintrah interrompono la loro trance mistica.
"Qualche risultato?" chiede Victoria Bentley.
L'essere taurino scuote il capo.
"E tu dovresti essere il successore di Stephen?" ribatte la donna "Mi chiedo per quale folle motivo abbia scelto te, non hai affatto le capacità di un Mago…".
"Victoria, ti prego" la interrompe Clea "Non è il momento delle recriminazioni. O chi tiene prigioniero Stephen è abile a nascondersi oppure…".
"Giusto, lasciamo da parte le recriminazioni. E passiamo al tempo delle risoluzioni. Perché non effettuate una sonda mistica su di me?".
"Cosa intendi dire?" chiede Rintrah.
"Ero accanto a Stephen quando è stato rapito" spiega la donna "Magari su di me è rimasta qualche traccia dell'assalitore. Non so… voi siete più esperti di me in queste faccende".
"Non hai tutti i torti" annuisce Clea "Come un criminale si lascia delle tracce dietro, la stessa cosa può accadere a livello mistico. Lasciami provare".
La reggente della Dimensione Oscura alza le mani e, mentre un'aura cremisi avvolge il corpo di Victoria Bentley, proclama:"Per le lune di Munnipoor, che la verità mi sia rivelata ed apprenda l'identità del rapitore di Stephen Strange".
Improvvisamente dall'aura emerge un volto, dapprima confuso, che poi assume tratti sempre più marcati.
"Rintrah, ti dice qualcosa?" chiede Clea.
"Il volto non mi è nuovo" afferma il Mago Supremo "Eppure non riesco ad associarlo ad un qualche nome".
"La stessa mia sensazione. Indaghiamo sui testi mistici, al più presto".
Mentre i due si immergono nella lettura, Victoria Bentley li osserva con malcelato disgusto. "E quello sarebbe un Mago Supremo? Non riesce nemmeno a riconoscere le minacce che deve affrontare. E guarda Clea, non pare affatto preoccupata per Stephen, sembra fuori dal mondo. Lui si meriterebbe una donna migliore, si meriterebbe me".

Chicago Bellevue Hospital.

Carter, borsista al primo anno, sta effettuando degli esami di routine sul misterioso paziente presentatogli dal dr. Ross.
"Ritmo cardiaco, eccellente" mormora "Pressione, nella norma. Nessuna linea di febbre. Nessuna malformazione visibile. Amico mio, tu sei la persona anziana più in buona salute che abbia mai visto. La tua cartella clinica dice che sei stato ritrovato in un vicolo privo di coscienza: cosa eri andato a fare lì? Dovevi incontrare una persona? Hai visto qualcosa che ti ha scioccato?".
Il paziente rimane muto.
"Ah, ma perché non parli? Per quanto vedo io, potresti tranquillamente alzarti ed uscire da qui con le tue gambe. Andiamo, vuoi sorbirti per sempre la mensa dell'ospedale? Vuoi rimanere qui per l'eternità?".
Improvvisamente il paziente spalanca gli occhi e guarda fisso il dottore. Poi lo afferra per un braccio, la sua presa è salda e strappa quasi un grido di dolore al giovane. "Eternità… Et… Eternità" mormora l'anziana persona prima di staccare nuovamente il suo sguardo e ripiombare nella sua catatonia.
Carter si allontana da lui, si massaggia il braccio dolorante, poi chiama:"Dr. Ross, venga qui immediatamente!".

Dimensione Purpurea.

"Aggamon" esclama il Dr. Strange "Sono passati davvero diversi anni dall'ultima volta che ci siamo visti. Vedo che non hai perso l'abitudine di rapire delle persone: io però non ho toccato nessun oggetto appartenente a te".
"Infatti il problema riguarda solo noi due, Strange" ribatte il reggente della dimensione "Noi due abbiamo un discorso in sospeso".
"Non c'è nessun discorso in sospeso". E senza alcuna fatica, con un incantesimo il mago si libera delle manette. "Ci siamo affrontati e tu ti sei arreso. La questione è chiusa".
"Dissento" ribatte Aggamon "La nostra è ancora una questione aperta. Dopo quella sconfitta, la mia influenza sui miei sudditi si è notevolmente affievolita e già si iniziano a sentire voci di ribellione. Questo non lo posso permettere e posso riparare la situazione solo rimediando al mio precedente errore".
"Ti vedo molto sicuro delle tue capacità".
"E ne ho un buon motivo, credimi".

Dimensione Purpurea. Poco tempo fa.

"Chi sei, straniero?" chiede Aggamon "Come hai fatto ad arrivare fin qui?".
"Il mio nome è insignificante. Sono qui per aiutarti".
"Aiutarmi? Ah, Aggamon non ha bisogno di alcun aiuto".
Senza perdere tempo con altre parole, il reggente afferra il suo scettro e spara un raggio di energia contro lo straniero, che però la para senza problemi e la rispedisce al mittente, facendo cadere Aggamon dal suo trono.
"Da quel che vedo io, hai bisogno di molto aiuto" afferma lo straniero "Aiuto contro un nostro comune nemico: Strange".
"Strange? Non so se voglio affrontarlo, sono consapevole del suo potere…".
"Io ne sono più consapevole di te" lo interrompe il suo interlocutore "E per questo voglio venire in tuo soccorso: ti darò una parte del mio potere".
"E questo servirà a qualcosa?".
"Ne avrai subito la prova". E dopo qualche istante. "Ecco, il processo è terminato".
"Sento… delle strane energie scorrere in me".
"Falle tue al più presto, perché Strange sta per giungere nel tuo mondo. E non parlargli di me, te lo ordino. Ecco, sta per teleportarsi: trovalo ed afferralo".

Ora.

"Cadi di fronte alla potenza del mio scettro, Strange!" esclama Aggamon.
Un raggio energetico prorompe dallo scettro del reggente della Dimensione Purpurea ed il mago lo controbatte emettendo a sua volta un raggio mistico. Per alcuni minuti la situazione si protrae in una fase di stallo.
"Proprio come la precedente volta, Aggamon" dice Strange "Ed io non intendo arrendermi".
"Non devi arrenderti, infatti, devi solo soccombere. Ecco, guarda!".
"Ma… il tuo raggio sta avanzando verso di me, si avvicina sempre più".
"Te l'avevo detto: sono diventato più potente. Ecco, i sudditi che volevano sfidarmi si sono radunati: saranno testimoni della mia vittoria e non oseranno più ribellarsi".
Il raggio di Aggamon continua ad avanzare e Strange cerca di proteggersi ulteriormente tramite gli scudi di Seraphim, che però vengono tutti infranti.
"Occorre cambiare strategia e subito" pensa il mago "Speriamo funzioni".
Con velocità incredibile e raccogliendo le forze rimastegli, Strange si allontana dal raggio energetico di Aggamon e colpisce il reggente della dimensione, che finisce dritto contro il trono. Strange allora si inginocchia per recuperare le forze, ma il suo avversario non intende concedergli questo lusso.
"Veramente impressionante" commenta Aggamon rialzandosi "Ma come ti ho detto prima, oggi possiedo un potere in grado di sconfiggerti".
Il sovrano della Dimensione Purpurea alza nuovamente il suo scettro. Strange è ancora a terra, stanco anche per via della sua recente battaglia contro Yandroth. Ma improvvisamente Aggamon viene avvolto da una bolla mistica che lo imprigiona senza possibilità di scampo e, poco prima che questo avvenga, il suo scettro gli viene strappato via. E, volando per alcuni metri, va a finire tra le mani di Clea.
"Stephen" dice lei "Lo sai che non devi tenermi troppo in apprensione".
"Lasciami uscire, donna! Aggamon te lo ordina".
"I tempi sono cambiati, dittatore: e presto capiterà anche al tuo mondo. Dallo sguardo che vedo nei suoi sudditi, sembra sia imminente".
"Io ho la forza del mio scettro, nessuno può battermi".
"Quale scettro?" esclama Clea aprendo un portale e scagliandolo al suo interno.
"Per questo affronto…" inizia Aggamon.
"No, non pagherò con la mia vita. Risparmiami le tue vuote minacce".
Strange si rialza. "Molto bene, Clea. Andiamo".
I due entrano in un altro portale dimensionale, che si richiude al loro passaggio.
Pochi secondi dopo, Aggamon è libero dalla sua prigione mistica. "Dannato Strange, dannata quella donna. Credono davvero di avermi sconfitto?".
Poi il sovrano vede avanzare verso di sé i suoi sudditi. I loro sguardi non paiono affatto amichevoli.

Dimora del Dr. Strange. Alcuni minuti dopo.

"Dunque torni alla tua dimensione, Clea?" chiede il mago.
"Sì, Stephen. Anche se sono partita da pochi giorni, sento già la sua mancanza. Spero che tu ti unirai presto a me. In ogni caso verrò presto a farti visita".
L'uomo annuisce e poco dopo la donna della sua vita torna al suo mondo, ignara delle angosce che lì l'attendono.
Poi Strange si volta verso un'altra figura femminile presente all'interno della sua dimora. "Victoria, vuoi che ti riporti a casa…".
"No, per il momento basta portali. Mi accontenterò di un semplice mezzo di trasporto: e per fortuna ho con me il mio passaporto. Piuttosto, Stephen…" e nel dire questo Victoria Bentley avanza di qualche passo verso Strange "Sei sicuro di voler rimanere solo? Hai visto come si è comportata Clea, ti ha abbandonata alla prima occasione. Io invece non lo farei mai, ti starei sempre accanto".
Victoria tende una mano verso il mago, che però la blocca. "No, Victoria. Questa è una scena che abbiamo già vissuto. E non cambierà il risultato: apprezzo molto il tuo affetto nei miei confronti, ma il vero amore della mia vita è Clea. Mi dispiace molto".
Raccogliendo la forza che ha in corpo, la donna spinge lontano da sé Strange. "Dannato. Dannati tutti gli uomini. Perché mi rifiutate sempre? Cosa vi ho fatto?".
E senza aggiungere altro Victoria Bentley esce, sbattendo violentemente la porta. Strange non prova a fermarla o a richiamarla: nemmeno il più potente degli incantesimi può infatti placare la rabbia di una donna.

Aeroporto JFK.

"Quante volte sono stata scaricata?" pensa Victoria Bentley "Prima da Stephen, poi da Dane. Cos'ho che non va? Ma forse non c'è niente che non va in me, sono le persone che non riescono a capirmi. C'è qualcosa che posso fare per cambiare le cose?".
"Mi scusi" la richiama in quel momento un'altra persona "Lei è forse inglese?".
La donna si volta e viene subito attratta dallo sguardo magnetico dell'uomo che le è davanti. Non è decisamente affascinante, eppure ha qualcosa… "Sì, sono inglese" dice infine.
"Sa, il suo abbigliamento è inconfondibile. La sua gonna purpurea l'ho ammirata nei migliori negozi della City. Anch'io sono inglese. Beh, sarebbe meglio dire che sono di discendenza inglese: a sentire il mio nome infatti nessuno lo penserebbe. E, da quello che vedo scritto sul suo biglietto, prenderemo lo stesso volo e staremo seduti vicino nella stessa fila".
La cosa provoca un brivido di gioia ingiustificato in Victoria. "Perfetto. Potremo parlare di molte cose, allora".
"Oh sì, moltissime cose davvero. Di cosa si occupa in Inghilterra?".
"Oh beh, sono un'ereditiera. E mi diletto… oh al diavolo, perché mentire? Mi diletto di arti magiche". C'è qualcosa in quell'uomo che la spinge a dire la verità, per quanto assurda sia, a non nascondersi dietro le bugie.
Il volto dell'uomo si illumina. Felicità? Sgomento? "Ma non c'è nulla di cui vergognarsi, anzi, è meraviglioso. E qui le caratteristiche che abbiamo in comune aumentano. Perché anch'io mi diletto di arti magiche, sa? E, non faccio per vantarmi, ma ritengo di essere piuttosto bravo".
"Potremo scambiarci le nostre conoscenze, dunque". Il sorriso della donna è sempre più raggiante.
"Non vedo l'ora".
In quel momento l'altoparlante annuncia l'ultimo imbarco per il loro volo ed i due si recano al check-in.
"Visto che a quanto pare passeremo molto tempo insieme, posso darti del tu?" chiede l'uomo.
"Certo. Io sono Victoria".
"Io invece Kaluu. Che nome originale ha scelto mio padre, vero?".

Una dimensione ignota.

Questo sarà sicuramente l'alleato più difficile da convincere. E non per via del fatto che non ha motivi di odio verso Stephen Strange, anzi, probabilmente lo odia quanto e più di lui. No, sarà difficile per via di quello che c'è stato tra loro in passato: ma se non sarà in grado di andare oltre al risentimento allora si merita il destino che gli è stato riservato. Con lui inizierà la fase finale del suo piano: la più delicata, ma al contempo anche la più appagante se verrà portata a compimento.
Dopo una breve ricerca riesce infine a trovarlo. "Ma guarda, allora è proprio vero che ha perso la Fiamma delle Faltine. Come sembra inerme adesso che è stato privato dei suoi poteri. Vediamo come… ah, il solito piano contorto: ma perché si ostina ad agire in quel modo? Non capisce che ci sono metodi più diretti ed efficaci?".
L'uomo giunge infine davanti alla persona che a lui interessa. "Salute a te, Dormammu. Immagino tu ti ricordi di me: ho una proposta da farti".
L'ex reggente della Dimensione Oscura alza lo sguardo.

CONTINUA...